Quando un social perde popolarità: il caso Twitter

Quando un social perde popolarità: il caso Twitter

Avrete tutti sentito parlare della crisi di Twitter e della sua messa in vendita. Recentemente è stato anche annunciato il taglio del 9% della forza lavoro: la situazione si fa sempre più difficile. Scopriamo cosa ha portato alla crisi Twitter e per quali ragioni un social fino a poco tempo fa così noto rischia la chiusura.

 

Twitter: i tentativi di vendita 

Partiamo dalla realtà dei fatti: Twitter è in vendita. il social network fondato nel 2006 e guidato dal CEO Jack Dorsey sta vivendo da tempo una crisi che ha portato la dirigenza a prendere questa decisione.

Si vocifera di diversi tentativi di vendita: secondo indiscrezioni si sarebbero fatti avanti Facebook, Google, Salesforce. Qualcuno ha nominato addirittura Apple, Microsoft, 21st Century Fox. Ora pare che l’azienda più gettonata sia Disney.

Nonostante piccoli accenni di ripresa (aumento di fatturato e di fatturato pubblicitario nell’ultimo trimestre), Twitter ha annunciato che lascerà a casa 350 dipendenti, con un taglio che toccherà diverse country: vuol dire che il social tanto bene non sta.

Ma cosa può essere accaduto?

 

Twitter: cosa ha portato alla crisi?

Quelle proposte di seguito sono solo congetture puramente personali, basate su anni di lavoro nel marketing e sull’osservazione sul lungo tempo di dinamiche social e di digital strategy.

 

Crisi di Twitter, piattaforma per pochi 

A meno che tu non sia una celebrità o un grosso brand, tendenzialmente avrai poche decine di followers: questo non incentiva la permanenza e l’uso della piattaforma. Per essere notato su twitter non puoi pensare di postare un tweet al giorno: la conformità della piattaforma richiede presenza, engagement, costanza. Ma spesso a fronte di molti sforzi, i risultati sono scarsi e ci si stanca, dirottando le proprie energie altrove (ad esempio Facebook o LinkedIn).

 

Crisi di Twitter, un messaggio troppo ristretto 

Se per chi usa Twitter con lo scopo di leggere notizie flash e aggiornamenti da parte di aziende i 140 caratteri vanno benissimo, per chi vuole postare spesso questa lunghezza va “stretta”: in molti hanno più volte sollevato questo limite.

Qualche mese fa si era parlato di un possibile allungamento nella lunghezza dei tweet: a oggi niente di nuovo.

 

Crisi di Twitter, al centro c’è il contenuto

Nato come social elitario, essenziale, ideale per chi fa opinione, al centro di Twitter c’è sempre stato il contenuto e non - come accade su Facebook - l’utente. Non è un caso che ci sono tweet e utenti Twitter molto seguiti, ma chi interagisce però è solo una minoranza, per lo meno se compariamo la dinamica post-interazione rispetto a quanto accade in casa Zuckerberg.

 

Crisi di Twitter, analisi dei trend 

Postare su Twitter e sperare di crearsi un seguito non è così immediato, a meno che non siamo - come dicevamo poco fa - un brand o una celebrità.

Riprendendo il concetto che al centro di Twitter c’è il contenuto e non l’identità personale, se desidero accrescere il mio numero di follower e generare interazioni devo applicarmi: devo essere sempre aggiornato sugli argomenti di tendenza e individuare le fonti autorevoli da seguire. Il brainstorming difficilmente ha successo su Twitter, al contrario di quanto accade su Facebook dove più si scrivono illazioni e pensieri personali, più si ottiene engagement.

 

Twitter: una crisi senza ritorno? 

Ormai sono in pochi a credere in un riscatto di Twitter: Facebook resta e anzi è sempre più il punto di riferimento social per la rete.

Anche se la piattaforma di Dorsey dovesse usare la bacchetta magica, potrebbe essere troppo tardi: quando in una situazione del genere ci si avvia verso il declino, recuperare diventa molto improbabile. Basti pensare al triste destino di Myspace, piattaforma culto negli anni 2004-2005 e pensata soprattutto per gli amanti della musica: un enorme potenziale dalla vita breve, che nemmeno i passaggi di proprietà e il totale restyling hanno potuto riportare ai tempi d’oro.

Ci auguriamo che Twitter trovi la propria strada: forse quella dell’acquisizione?

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